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Visualizzazione dei post da aprile, 2017

Fuori tabella

Anche l'ultima tabella con la pianificazione di quindici settimane, ovvero i poco meno di quattro mesi dallo scorso dicembre al marzo appena passato, va in archivio dopo qualche giorno di abbandono su un tavolo tra riviste, estratti conto e bollette. Non contiene in effetti un programma particolarmente evoluto o strutturato ma è proprio questo che me l’ha fatta apprezzare e scegliere, avendo la possibilità più facilmente di interpretarla e adattarla alle esigenze contingenti, come uno spartito aperto ad esecuzioni con spazio ad un po’ di creatività da ripartire su circa mille chilometri totali, per correrne alla fine quarantadue d’un fiato. Riscorrerne qualche casella è come rileggere casualmente pagine di un diario che ha segnato con una sua propria codifica l’inizio della maggior parte delle giornate di questo particolare inverno. Così ad esempio balza all’occhio alla fine della prima settimana la licenza di una “R” come riposo sul giorno venticinque dicembre, altrimenti

quel che resta del viaggio

Se il viaggio è “L’andare da un luogo ad altro luogo, per lo più distante, per diporto o per necessità, con un mezzo di trasporto privato o pubblico” la maratona è per me sicuramente un viaggio e non certamente breve in relazione al mezzo – le nude gambe –. La maratona di Milano, questa maratona di Milano 2017, tra le altre maratone e come molte altre maratone, è peraltro un viaggio imperfetto, letteralmente un fantastico raggiro, in cui migliaia di viaggiatori – i maratoneti – partono da un preciso punto, rigorosamente segnato – la linea di partenza –, per arrivare, percorrendo la canonica distanza di 42.195 metri, in un altro punto anche esso rigorosamente segnato – la linea di arrivo – di fatto collocato a poche decine di metri dal primo. La civiltà ha creato questa specie di viaggiatori, nominati atleti o sportivi, che al pari degli appartenenti all’altra razza figlia del progresso, i turisti, si muovono con grande dispendio di energie e non per strette necessità di soprav

I sentimenti di un normale giorno di maratona

  Come molte maratone anche questa edizione della Milano City Marathon si annuncia per me con una sessione all’alba sulla tavoletta del gabinetto. Ho cercato di distrarre in tutti i modi il mio sistema parasimpatico, con un uscita al cinema, spremute di limone, ma la mia pancia lo sa che questo è quel giorno alla fine di sedici settimane di allenamenti in cui lei e gli altri organi tutti saranno messi alla prova in uno sforzo prolungato non da seduti. Ma dello sciupio di preziose energie ancora prima del via, come per lo sciopero dei mezzi di trasporto pubblico, ne va preso solo atto, perché la pancia ineluttabile si prende tute le rivincite di classe avverso la ragione, pianificazioni di lunga portata e strategie altrimenti programmate. Tant’è che la pancia comanda anche al via: parto in un settore avanzatissimo, allo schieramento le gazzelle nere sono lì visibili a meno di quindici metri da me e allo sparo tutti scattano ad un ritmo da miglio in pista piuttosto che da quarantadue